Piergiorgio Coppa nato a Lodi l’8 agosto 1942 ha avuto la fortuna di essersi formato negli anni giovanili, alla scuola di due insigni maestri come Vigorelli e Maiocchi, i quali però hanno segnato anche la sua preparazione “morale”, avviandolo ad un concetto che vede l’arte come umile espressione (e nello stesso tempo altissima espressione) di tutta la propria interiorità, venendo a coincidere, alla fine con la vita stessa.
Poi sono venuti gli anni di un personale approfondimento e di una ricerca “in proprio” con lunghe visite al Louvre e l’incanto dell’impressionismo prima, e dell’espressionismo poi.
In seguito è stata la vita col suo frastornante scorrere a tenere Coppa lontano dalla pittura.
La famiglia, il lavoro, il vorticare degli impegni parevano non lasciare più spazio ai sogni e ad una libera espressione di sé.
Quando però si è fatto più spazio intorno e dentro di lui, la passione di tutta la vita è come riesplosa in modo incontenibile.
E Coppa ha bruciato le tappe con una produzione di quadri eccezionale sia per il numero che per la rapidità con cui evolveva da una esperienza all’altra, migliorando rapidissimamente tecniche pittoriche, sperimentando sempre nuovi modi di esprimersi, e giungendo in tempi brevissimi a grandi e sorprendenti risultati.
II colore è indubbiamente l’asse portante e l’elemento ispiratore di questi dipinti: un colore che ora si raggruma nervosamente in densità palpabili, rendendo scabre le tele, con profondi effetti materici, ove si fa impalpabile, fondendosi con la tela stessa in serene campiture: un colore che sa essere drammatico interprete di un angoscioso tormento interiore, con contrasti forti e tinte cupe, o sa farsi teneramente lirico, distendendosi in gradazioni monocrome, in sfumature impalpabili.
L’elemento ispiratore delle opere di Coppa pare essere la natura, ma una natura rivisitata da una visione assolutamente interiore, per cui il paesaggio finisce con l’identificarsi con un ambiente dell’anima.
Ma anche l’inconscio, il tormento interiore, le aspirazioni dell’artista, compaiono sulle sue tele, tradotti da colori ora cupi, ora squillanti, che sanno però disporsi con estrema armonia sullo spazio dipinto.
E’ chiaro che ci troviamo di fronte ad un artista assolutamente “vivo” e pieno di sorprese che è chiaramente in evoluzione alla ricerca di percorsi sempre nuovi e di tecniche assolutamente personali.
Ma la grande rapidità del percorso fin qui svolto, e l’impegno dimostrato insieme ad un’assoluta dedizione alla sua arte, ci lasciano presagire uno sviluppo futuro ricchissimo di promesse.
Zaira Zuffetti Pavesi
Lodi, 4 novembre 2005
L’impegno e la dedizione dell’artista trova riconoscimento tra i suoi estimatori e la critica favorevole, a cui dedica un caloroso ringraziamento, che lo impegna attraverso nuovi percorsi con tecniche indubbiamente personali al raggiungimento di nuovi obbiettivi nel campo dell’arte.